Alimenti Bio di origine animale: il futuro è a portata di mano

Nell’epoca della transizione ecologica, delle battaglie per la salvaguardia del pianeta e delle proteste dei Fridays for Future, si chiede a gran voce di ridurre l’impatto che l’alimentazione basata su cibi di origine animale ha sul pianeta.

Gli allevamenti intensivi sono, infatti, tra le principali cause dell’inquinamento da polveri sottili eppure i governi, Unione Europea compresa, continuano a investire su questo metodo di produzione.

Esiste tuttavia un’alternativa: una produzione virtuosa che permette un’alimentazione ecologica basata su cibo animale che non inquina e che non contribuisce al riscaldamento globale.

Andiamo a scoprire qual è.

Produzioni biologiche certificate e rispetto dell’ambiente

Parlare di biologico quando si parla di alimenti di origine animale sembra una contraddizione in termini. Eppure, negli ultimi decenni, si stanno sviluppando pratiche agricole e allevamenti mirati al rispetto degli equilibri naturali del territorio e alla tutela degli animali stessi, troppo spesso trattati come oggetti inanimati nelle filiere industriali e intensive.

Ma cosa rende un allevamento biologico? La giurisprudenza europea ha tracciato alcune linee guida affinché un prodotto possa essere definito e venduto come tale:

  • vietare l’uso di OGM;
  • vietare l’utilizzo di radiazioni ionizzanti;
  • limitare l’uso di fertilizzanti artificiali, erbicidi e pesticidi;
  • vietare l’uso di ormoni e limitare l’uso di antibiotici, da impiegare solo se necessario per la salute degli animali.

produttori biologici hanno, inoltre, l’obbligo di concorrere al mantenimento della fertilità del suolo e della salute degli animali adottando approcci specifici come:

  • gli animali allevati in modo non biologico non possono essere introdotti nelle aziende se non a scopo di riproduzione e solo se conformi a norme specifiche;
  • per poter commercializzare i loro prodotti come biologici, gli agricoltori devono fornire agli animali mangime al 100% biologico;
  • il mangime deve provenire principalmente dall’azienda in cui sono allevati gli animali o da aziende agricole della stessa regione;
  • è severamente vietato clonare animali e/o trasferire embrioni;
  • è vietato usare promotori della crescita e amminoacidi sintetici;
  • i mammiferi lattanti devono essere nutriti con latte naturale, di preferenza materno;
  • devono essere utilizzati metodi naturali di riproduzione (è tuttavia ammessa l’inseminazione artificiale).

Come abbiamo visto, le regole dell’Unione Europea per la certificazione biologica sono molto stringenti.

Gli animali trattati e destinati alla produzione alimentare devono necessariamente essere nutriti e allevati a loro volta in regime biologico: questo significa che le attività che vogliono dirsi tali devono sottostare a ferree regole di produzione che ne certifichino la qualità. Ma c’è un ulteriore aspetto, il più importante forse, che concorre a rendere un allevamento a tutti gli effetti biologico: la condizione di vita degli animali.

A questi ultimi, infatti, contrariamente alle produzioni intensive, va garantita una qualità di vita dignitosa che permetta loro di crescere in ambienti sani. Anche qui l’Unione ha stilato delle norme inderogabili a garanzia del benessere degli animali:

  • si dovrebbe prestare particolare attenzione alle condizioni di stabulazione, alle pratiche zootecniche e alla densità degli animali;
  • il numero di animali deve essere limitato al fine di ridurre al minimo il sovrapascolo, l’erosione o l’inquinamento provocato dagli animali o dallo spandimento delle loro deiezioni;
  • gli animali devono avere accesso, per quanto possibile, all’aria aperta o a superfici di pascolo;
  • è vietato ricorrere alla stabulazione fissa o all’isolamento del bestiame tranne che per animali singoli per un periodo di tempo limitato e unicamente per ragioni di benessere o sicurezza;
  • gli ormoni o sostanze analoghe non sono ammessi, a meno che non costituiscano una forma di trattamento veterinario riservato a un singolo animale;
  • quando gli animali sono malati, possono essere utilizzati medicinali veterinari allopatici, compresi gli antibiotici, ove necessario e a condizioni rigorose (ciò è consentito solo quando l’uso di prodotti omeopatici, fitoterapici e di altri prodotti è inadeguato);
  • è consentito l’utilizzo di medicinali veterinari ad azione immunologica.

Anche se le numerose regole sembrerebbero disincentivare la produzione biologica dei grandi player internazionali, stiamo assistendo, soprattutto negli ultimi anni, a un aumento consistente della domanda: sempre più consumatori nel mondo preferiscono diete basate su alimenti biologici per via delle proprietà nutritive presenti in essi, ma anche per una sempre più strutturata e condivisa sensibilità ecologica.

Dalla produzione alla tavola: i consumatori sempre più orientati all’acquisto di cibo biologico

Numerose indagini negli ultimi anni dimostrano come l’orientamento della domanda alimentare stia convergendo verso prodotti derivati da filiere biologiche. Uno studio statunitense del 2017 sull’acquisto di alimenti di origine animale ha dimostrato come le principali preoccupazioni dei consumatori di carni bovine, di pollo, latte e uova riguardano la condizione di vita degli animali. Nello specifico i consumatori si sono detti contrari alla somministrazione di ormoni durante la crescita e ai nutrimenti derivati da mangimi geneticamente modificati, favorevoli invece agli allevamenti nei quali gli animali sono trattati in modo decoroso.

Ciò ha portato a un vero e proprio boom del mercato biologico in tutto il mondo. In Italia in particolare il consumo nell’ultimo quindicennio ha raggiunto livelli di crescita non trascurabili.

Il SINAB, ente del ministero delle Politiche Agricole e Forestali, condivide ogni anno un rapporto sul consumo biologico nel Paese che racconta di crescite che viaggiano ormai su numeri a doppia cifra. Il rapporto dimostra poi come si stia assistendo a una progressiva conversione verso il biologico nella zootecnia, trainata dall’aumento della domanda di prodotti lattiero caseari, carni fresche e uova, tutti rigorosamente bio.

Numero di animali allevati a biologico per anno

20102011201220132014201520162017201820192020
Bovini207.015193.675203.823231.641222.924266.576331.431336.278375.414389.665397.187
Maiali29.41132.43642.87243.31849.90049.90956.56761.24259.62351.76558.263
Pollame2.595.9002.891.7922.824.9783.100.4503.490.7024.126.5844.636.0123.027.6043.482.4353.952.9984.364.477
Pecore676.510705.785707.623755.959757.746785.170776.454736.502680.369596.182627.747
Capre71.36372.34479.68392.33092.647100.852113.983115.590110.05599.418105.109
Altri Animali5.7997.75110.18420.33636.05855.087347.4031.361.2291.769.5543.591.477
Grafico preso dal Rapporto Annuale SINAB sugli allevamenti biologici in Italia

Biologico di origine animale e ristorazione 

Le carni e in generale tutti i prodotti di origine animale hanno ricoperto una posizione chiave nella storia dell’uomo. Le nuove sensibilità Cruelty-free e numerose ricerche sulla pericolosità del sovraconsumo di prodotti di origine animale stanno mettendo in discussione l’esistenza stessa della filiera.

Un recente studio ha dimostrato come una produzione adeguata, che rispetti territorio e animale, permetta di consumare questi alimenti contribuendo al benessere individuale e collettivo. Allora è doveroso chiedersi: la ristorazione italiana si è adeguata o si sta adeguando alle nuove rotte del mercato?

Secondo i dati diffusi da Biobank, nel 2019 il mercato della ristorazione biologica era stimato in oltre 600 milioni di euro, con incremento annuale del 10% rispetto al 2018. Le province più virtuose risultano essere Milano, Roma e Bologna. I luoghi dove il consumo di alimenti biologici di origine animale è più diffuso sono gli agriturismi e i ristoranti specializzati. Fanalino di coda i fast-food e le mense aziendali. Dall’indagine è emerso inoltre che sono i giovani i soggetti più indirizzati a scelte alimentari biologiche.

Stando a tutti questi dati stiamo quindi assistendo, nel settore alimentare d’origine animale, a una progressiva emancipazione dal modello degli allevamenti intensivi. I consumatori optano sempre più spesso per prodotti biologici che tutelino pianeta e animali, a dimostrazione di come l’impatto delle rivendicazioni degli ambientalisti stia mutando la sensibilità in merito.

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