Il tema è di quelli da riempire pagine e argomentazioni di dibattiti, in voga già da diversi anni e destinato a diventare sempre più centrale nell’opinione pubblica per il futuro prossimo. Stiamo parlando della carne coltivata e di come questa potrebbe cambiare il mondo, della ristorazione e non.
La carne coltivata in laboratorio, o carne sintetica, è diventato un aspetto molto importante per quel che riguarda l’impatto che essa potrebbe avere sulle nostre abitudini alimentari, e di conseguenza sulla nostra salute, ma anche sull’ambiente che viviamo e respiriamo ogni giorno, sulla ricerca biomedica e soprattutto sul destino degli animali la cui carne viene mangiata quotidianamente da miliardi di persone.
Mangiare carne non procurata dall’uccisione di animali, seppur si tratti ancora di una pratica diffusa in piccole parti del mondo, sta diventando sempre più un tema al centro dell’attenzione e oggetto di riflessioni. Ma anche causa di molte divisioni che stanno coinvolgendo anche le istituzioni, basti pensare che è di recente approvazione la norma del governo italiano che vieta la produzione e la commercializzazione sul territorio italiano di carne sintetica. Limitazioni e divieti, però, non bastano a spegnere il dibattito su questa questione che, a livello comunitario e internazionale, resta di primo piano ed è destinata a occupare una posizione di rilievo anche nei prossimi anni. Vediamo allora come la diffusione di carne coltivata potrebbe avere impatti sulle nostre abitudini così come sull’intero settore alimentare, sull’ambiente e sul campo della ricerca.
Carne prodotta in laboratorio: capiamone di più
La nuova frontiera della carne coltivata potrebbe aprire nuovi scenari per i nostri stili di vita anche se il cammino sembra ancora abbastanza lungo e tortuoso.
Ma cosa intendiamo quando parliamo di carne coltivata? Innanzitutto, ci troviamo di fronte ad un tipo di carne che viene prodotta in laboratorio, quindi senza ricorrere all’abbattimento di animali come avviene solitamente. Ciò mette subito in rilievo come questa nuova via possa avere un apporto positivo sulla vita degli animali che così non sarebbero necessariamente sacrificati per la produzione di carne.
Per spiegare la produzione di carne trattata in laboratorio bisogna partire dalla tecnica della cosiddetta “coltura cellulare”. L’origine della carne, però, è sempre animale dal momento che l’intero processo parte dalle cellule dell’animale di cui si intende riprodurre la carne: vengono infatti prelevate una manciata di cellule dall’animale vivo in questione dalle quali viene poi accumulato tessuto muscolare. Le cellule prelevate vengono nutrite in un bioreattore e alimentate con uno speciale “brodo nutritivo”, ossia un siero di origine vegetale o animale: in questo modo hanno la possibilità di crescere fino a diventare tessuto muscolare. La moltiplicazione delle cellule e la differenziazione in tessuti diversi permette la produzione di carne sintetica senza dover ricorrere all’utilizzo di contaminanti e di antibiotici.
Per favorire la diffusione della carne coltivata in laboratorio, però, è necessario produrne in grandi quantità e questo comporta enormi costi di produzione, al momento tra i più grandi ostacoli da superare; di conseguenza, i prezzi della carne sintetica sono molto alti, troppo, per far sì che tutti possano permettersela. Basti pensare che nel 2013 a Londra è stato cucinato il primo burger di carne sintetica, ricavata da coltura di cellule staminali di mucca, e venduto al costo di 220 mila sterline (250 mila euro). Solo l’aumento della produzione su grande scala potrà nel tempo contribuire ad abbattere i costi per i consumatori.
Il possibile impatto sulla ricerca biomedica
Come primo effetto visibile, la diffusione della carne coltivata potrebbe naturalmente incidere sulla vita degli animali, oggi costretti alla macellazione per la produzione di carne. Ma sono molti i campi in cui la lavorazione della carne sintetica può portare cambiamenti.
Uno di questi è senz’altro quello della ricerca biomedica con prospettive di sviluppo su cellule e tessuti potendo utilizzare tali strumenti anche in altri settori. Ad esempio, il siero bovino fetale, estratto come abbiamo visto da cellule di animali vivi, causa ancora oggi la morte di diversi esemplari: fino a qualche anno fa era difficile immaginare di poter sostituire tale siero ma la ricerca sta facendo passi avanti anche in tal senso e capire cosa ci sia dentro la carne prodotta in laboratorio non fa che contribuire ad andare in questa direzione.
L’apporto della carne sintetica può essere dato anche alla chirurgia riguardante i muscoli degli animali con ricadute positive per la riparazione dei muscoli che hanno subito danni. Ma gli effetti potrebbero riguardare anche la coltivazione di trapianti o innovazioni nella ricerca farmaceutica come per la prevenzione per la salute – se pensiamo agli effetti negativi che un assiduo consumo di carne rossa può avere sul sistema cardiovascolare.
Da qui la possibilità di rendere, grazie alla ricerca, la carne sintetica più salutare di quella che siamo stati abituati a mangiare da sempre. A favorire questo processo di salubrificazione della carne potrebbero essere gli interventi su alcune linee cellulari modificandone la composizione.
Come potrebbe cambiare il mondo della ristorazione
Ovviamente uno degli ambiti che verrebbe interessato più da vicino dalla diffusione della carne sintetica è quello della ristorazione e, più in generale, tutto il mondo del cibo.
Con la produzione in laboratorio partendo da cellule estratte da animali vivi aumenterebbero le razze da cui è possibile procurarsi carne destinata alla tavola, compresi animali a rischio estinzione o persino animali estinti di cui si ha il dna. La produzione in laboratorio aprirebbe quindi infiniti scenari e possibilità. Tra questi rientrerebbero anche le carni di animali oggetto di eccessiva caccia e pesca; o un maggiore consumo di carne poco cotta, come l’esempio del pollo crudo anche se attualmente esistono ancora diverse barriere culturali a riguardo. Barriere ancora esistenti anche in merito alla carne mischiata di diverse specie, che fatichiamo oggi ad immaginare ma che con la produzione in laboratorio diventerebbe una possibilità dalle tantissime configurazioni: c’è già chi ipotizza una commistione tra muscolo di manzo con grasso di sgombro, una delle tante possibilità ma che non tutti forse proverebbero.
Tutto questo processo potrà incidere anche sul mercato della gestione degli ingredienti all’interno della carne: le case produttrici potrebbero intervenire sulla composizione della carne stessa proponendo prodotti con più o meno carboidrati, grassi o proteine o con una diversa quantità di amminoacidi e così via.
Gli effetti della carne sintetica sull’ambiente
Si continua a dibattere molto sulle conseguenze che potrebbe portare la diffusione di carne sintetica sull’ambiente. Numerosi studi hanno dimostrato l’impatto benefico che la carne coltivata può avere sul pianeta. Un esempio riguarda il consumo delle risorse idriche e di suolo, che ne uscirebbe notevolmente ridotto in seguito all’allargamento di questo mercato; o la assai minore necessità di deforestazione di vaste aree nel mondo rispetto alla produzione di carne convenzionale.
Gli allevamenti intensivi, soprattutto in Europa, presentano una notevole quantità di inquinamento in particolare per le emissioni di gas serra – come rilevato da molti studi le mucche sono la principale fonte di produzione di metano in Europa.
Non mancano anche conclusioni di senso opposto dal momento che sono state diffuse ricerche che affermano come la produzione di carne coltivata non risolva sul lungo termine il problema dell’inquinamento: anche i bioreattori utilizzati per la nutrizione delle cellule prelevate producono emissioni provocando così la dispersione di co2 e sostanze inquinanti.
La questione sull’impatto ambientale della produzione di carne sintetica sembra destinata a rimanere aperta ancora per molto poiché sull’argomento sono stati realizzati molteplici studi con diverse conclusioni in ambedue le direzioni. Ciò che appare certo, però, è che il tema della carne coltivata sarà sempre più preponderante nei prossimi anni e appare inevitabile una maggiore centralità e un allargamento del mercato, in attesa di capire in maniera più specifica se e quanto potrà incidere sulle nostre abitudini.
Image by DC Studio on Freepik