Il tacchino del Ringraziamento: alla scoperta delle origini della tradizione

Tra un paio di settimane, al di là dell’Atlantico, si terranno le celebrazioni per il Giorno del Ringraziamento, la festa a stelle e strisce che ci riporta indietro all’epoca della fondazione della nazione americana.

Come tutti sanno, non c’è Giorno del Ringraziamento senza il tradizionale tacchino, che da secoli riempie le tavole degli americani in questa giornata. Ma perché si mangia il tacchino?

Nell’articolo di oggi torneremo indietro alle origini della festa, per scoprire insieme il perché dell’importanza della presenza del tacchino, affinché sia un Giorno del Ringraziamento in tutto e per tutto.

L’arrivo dei Padri Pellegrini in America: dall’Europa a un territorio inospitale

Gli Stati Uniti nascono come commistione di popoli e culture, arrivate prima dall’Europa, e in seguito da altre parti del mondo. Quel melting pot che ne fa una nazione unica, con tutte le sue contraddizioni interne, ma anche con le immense potenzialità che questa mescolanza offre.

I primi ad arrivare sul territorio americano dall’Europa furono i calvinisti inglesi che, perseguitati in patria, cercavano nel Nuovo Mondo una nuova vita, all’insegna della libertà e lontani dalla sopraffazione.

Imbarcati sulla nave Mayflower, i cosiddetti Padri Pellegrini arrivarono sulle coste di quello che divenne il Massachussetts, fondando nel 1620 la prima colonia, Plymouth.

Tuttavia, il continente americano non era certo disabitato, anzi. Numerose popolazioni lo avevano abitato, sia nella parte centro-meridionale (Maya, Aztechi, Inca), ma anche in quella settentrionale.

nativi americani erano infatti a quel tempo numerosi, divisi in diversi gruppi, dai Sioux agli Cheyenne, dagli Apache ai Comanche, e molti altri ancora, che occupavano tutto il territorio, dalla costa est fino alla California, dalla regione dei Grandi Laghi a quella delle pianure.

I nuovi arrivati dovevano quindi entrare in comunicazione con i nativi, che oltretutto, rispetto ai nuovi ospiti, riuscivano a vivere tranquillamente in un territorio che per gli europei risultava ostile e selvaggio.

Quando arrivò il primo inverno, le difficoltà di ambientazione diventarono in poco tempo una vera e propria emergenza. Il clima molto rigido colse infatti alla sprovvista i nuovi coloni, che si ritrovarono ad affrontare un periodo di grande sofferenza.

I raccolti, infatti, non avevano dato il risultato sperato e necessario a soddisfare le esigenze della nuova popolazione. Questo perché gli europei avevano portato dal Vecchio Continente semi di prodotti che solitamente coltivavano nella loro terra di origine, ma che, sia per il clima che per la natura stessa del territorio, si rivelarono poco adatti alla semina.

L’impatto di questa situazione fu devastante: quasi metà di loro non sopravvisse alla stagione invernale. E se l’arrivo della primavera poteva anche alimentare speranze, i coloni sapevano bene che sarebbe presto arrivato un nuovo inverno: come affrontarlo? Come superare le difficoltà dell’anno precedente?

Coloni, nativi e il primo Giorno del Ringraziamento

La situazione si risolse proprio con l’intervento dei nativi americani, che consigliarono agli europei di puntare su coltivazioni differenti, come quella del granturco, e di allevare animali più adatti al territorio, come i tacchini.

Le soluzioni proposte dai nativi, che abitavano l’America da molto tempo prima, e avevano quindi molta più esperienza, diedero i loro frutti. Fu un duro lavoro per gli europei, ma che alla fine risultò decisivo per la loro sopravvivenza.

L’abbondanza del raccolto fu sorprendente, e decisero quindi di celebrare questo successo indicendo un Giorno del Ringraziamento, per esprimere riconoscenza verso il Signore. Sarebbe stato però poco onesto, da parte loro, non mostrare gratitudine verso coloro erano stati, a tutti gli effetti, i loro salvatori. Gli europei invitarono alle celebrazioni anche i nativi.

Nel 1621, un anno dopo lo sbarco degli europei sulle coste nordamericane, si ebbe il primo Giorno del Ringraziamento della storia. La documentazione più dettagliata delle celebrazioni si ha a partire dal 1623, quando il governatore William Bradford emise l’ordine di radunarsi per ascoltare la predica del pastore e allo stesso tempo ringraziare Dio per quel che gli aveva donato.

Qualche anno dopo, nel giugno del 1676, fu redatta una proclamazione ufficiale di Thanksgiving, sotto indicazione del governatore della contea di Charlestown, nel Massachussets, il quale voleva da un lato rendere grazie al Signore per i successi della sua comunità, e allo stesso tempo celebrare la vittoria contro gli indigeni, considerati “pagani”: proprio coloro che, qualche anno prima, avevano contribuito alla salvezza dei primi coloni di Plymouth. 

Col passare dei secoli, il Giorno del Ringraziamento si radicò pian piano in tutto il Paese, a partire dalle tredici colonie, fino alla proclamazione di una festa unica per tutti gli Stati, da parte di George Washington, primo presidente americano. Oggi, il Giorno del Ringraziamento è una delle feste più sentite da parte degli americani.

Tutti a tavola con il tacchino, la star del Giorno del Ringraziamento

Il menu di quella prima giornata di festa presentava un insieme di pietanze entrate, chi più chi meno, nella tradizione culinaria americana, al netto di qualche inevitabile cambiamento: da piatti a base di carne, bianca o di cervo, al pesce, dalle ostriche ai molluschi, fino ai dolci, con le classiche torte di cereali o di zucca, le patate dolci (con zucchero, spezie e burro), ma anche le noccioline e le caramelle, e i biscotti fatti in casa.

Tra questi alimenti, spiccava il tacchino, il cui allevamento da parte dei coloni, come detto, era iniziato sotto consiglio degli indigeni. Si stima che, per il tradizionale pranzo del Giorno del Ringraziamento, vengano consumati più di 40 milioni di tacchini solo negli Stati Uniti. 

Il tacchino viene condito solitamente seguendo due varianti che cambiano spostandoci dal Nord al Sud della nazione americana. Negli Stati del Sud, infatti, seguendo il motto “ciò che si ha, si usa”, il tacchino viene accompagnato da una focaccia di granturco, coltivazione molto presente in quella zona degli Stati Uniti.

Spostandoci nel Nord, troveremo invece la carne condita con il wild rice, una specie di riso tipica del continente americano, che predilige un clima fresco e umido, se non proprio freddo, e i cui chicchi raggiungono l’insolita lunghezza di 1-2 centimetri. Il suo gusto caratteristico di tostatura e nocciolato ne fa una variante particolarmente pregiata, conosciuta sul territorio già dai nativi ben prima dell’arrivo degli europei e della successiva colonizzazione.

Ma il tacchino non è solo un piatto tipico, qualcosa da condividere a tavola: è infatti diventato un vero e proprio animale di culto. Si pensi che, qualche giorno prima della data del Giorno del Ringraziamento, il presidente americano, alla Casa Bianca, concede la “grazia” a due tacchini, nella cerimonia nota come National Thanksgiving Turkey Presentation, risalente al presidente Kennedy, che nel 1963 decise di non cucinare il tacchino che dal 1947 veniva ogni anno donato alla presidenza dalla National Turkey Federation. Uno di loro due, dal 1989 apre la parata sulla Main Street di Disneyland, a Los Angeles, per poi, insieme al suo fortunato compagno, essere portato nel ranch di Frontierland, all’interno dello stesso parco divertimenti. E il loro trasferimento avviene con tutte le attenzioni riservate alle star: dal 2005 infatti i due tacchini viaggiano in prima classe con la United Airlines.

Sempre nei primi anni Duemila, gli americani hanno iniziato a votare i loro nomi, tramite il sito ufficiale della Casa Bianca. Nel 2007 furono scelti May e Flower, che ci riportano indietro negli anni fino a quel primo Giorno del Ringraziamento di molti secoli fa, a Plymouth.

Che si pensi a questa festa come il simbolo della collaborazione tra coloni e nativi, o come un momento per ricordare la nascita degli Stati Uniti nelle sue origini più antiche, di difficoltà e ostacoli, oppure come una festa ipocrita, visto la successiva sopraffazione dei nativi da parte degli europei, non si può immaginare un Giorno del Ringraziamento senza un bel tacchino fumante sulla tavola.

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